Thomas Clement Salomon
Leggi i suoi articoliIl primo museo d’arte a San Diego è arrivato via Canale di Panama. L’intuizione di realizzarlo maturò infatti con la mostra «Panama-California International Exposition», tenutasi nel Balboa Park tra il 1915 e il 1916 per celebrare l’apertura dell’istmo che fece della città un centro culturale in continua espansione. La mostra comprendeva opere di maestri europei e americani (in particolare californiani) e il suo successo convinse i vertici dell’amministrazione comunale a dotarsi di una galleria d’arte permanente.
I lavori iniziarono nel 1924 nell’area nord del Balboa Park, nel 1925 fu costituita la Fine Arts Society per gestire i primi passi del museo. A firmare il progetto dell’edificio fu l’architetto William Templeton Johnson (1877-1950), che insieme al socio Robert W. Snyder (1874-1955) optò per una struttura in stile rinascimentale spagnolo.
Per gli spazi interni i due architetti adottarono soluzioni derivate dall’Ospedale di Santa Cruz a Toledo. Per i prospetti esterni, invece, si ispirarono alla Cattedrale di Vallaloid e all’Università di Salamanca. La facciata fu decorata dallo scultore Chris Mueller con stemmi e motivi araldici spagnoli e statue a dimensioni naturali, raffiguranti i grandi artisti della penisola iberica come Velázquez e Zurbáran.
Già direttore dell’educazione al Detroit Institute of Arts, nel 1925 Reginald Poland diventò il primo direttore del museo di San Diego grazie all’appoggio dell’influente Archer M. Huntington (1870-1955), figlio del magnate delle ferrovie e fondatore dell’Hispanic Society of America. Nel febbraio dell’anno successivo la Fine Arts Gallery of San Diego aprì al pubblico e Poland rimase alla sua guida fino al 1950.
In questo periodo le collezioni erano prevalentemente costituite dalle generose donazioni dello stesso Archer M. Huntington, di Alice Klauber, di Henry Timken, della famiglia Spreckels, di Appleton S. Bridges, che donò anche ingenti somme per l’edificazione del museo, e di altri ancora.
Durante la seconda guerra mondiale il museo fu temporaneamente utilizzato per fini militari: nel 1943 la Marina americana lo convertì in un ospedale con oltre 400 posti letto e molte opere furono depositate presso altre istituzioni considerate più sicure. In tempi meno critici, dalla seconda metà degli anni Cinquanta, il museo registrò un notevole incremento di donazioni di opere che rese necessaria la costruzione di nuovi spazi.
Nel 1966, sotto la direzione di Warren Beach, fu ultimata la West Wing, che raddoppiò la superficie originaria; negli stessi anni fu realizzata la Mary S. Marcy Sculpture Court e nel 1974 fu completata l’espansione della East Wing.
Del 1978 il cambio di nome: su decisione del Consiglio del museo la Fine Arts Gallery of San Diego diventò l’odierno San Diego Museum of Art. Sotto la direzione di Steven Brezzo, dal 1979 al 1999 il museo ricevette importanti donazioni, tra cui un grande nucleo di dipinti e poster di Toulouse-Lautrec, una collezione di arte asiatica e la raccolta di opere inglesi e francesi dell’ambasciatore Maxwell Gluck.
Le collezioni hanno continuato ad ampliarsi anche in anni recenti sotto la direzione di Roxana Velásquez Martinez del Campo, in carica dal 2010. Nel 2011 l’istituzione ha acquistato il «Ritratto di Don Luis De Borbòn Infante di Spagna» dipinto da Anton Raphael Mengs nel 1769 e tre anni dopo il «San Francesco in preghiera in una grotta» di Zurbarán del 1658. L’iconica «Ninfa della Primavera», firmata da Lucas Cranach il Giovane nel 1540, è stata invece acquisita nel 2018.
Le collezioni del San Diego Museum of Art contano oggi oltre 20mila oggetti dal terzo millennio a.C. ai giorni nostri. Tra queste la raccolta di arte asiatica, di rilevanza internazionale, comprende bronzi cinesi risalenti alla dinastia Shang, porcellane cinesi del XVIII secolo, sculture lignee giapponesi del periodo Edo, opere di Hokusai e Hiroshige e dipinti indiani provenienti dalla raccolta di Edwin Binney III. Da segnalare inoltre il nucleo di sculture in bronzo provenienti da Nepal, Tibet, Cambogia e Thailandia.
Nelle sale dedicate alla pittura italiana sono invece ordinati fondi oro di Lorenzo Veneziano e di Lorenzo Monaco, una tavola raffigurante «San Giorgio» di Cosmè Tura, «Apollo e Dafne» di Veronese, un «Ritratto d’uomo» attribuito a Giorgione e numerosi dipinti di Carlo Crivelli, Giambattista Tiepolo, Francesco Maffei, Giuseppe Bazzani e Canaletto, solo per citarne alcuni.
La sezione più cospicua della pinacoteca è costituita dalla pittura spagnola, dove spiccano una piccola «Adorazione dei pastori» e una delle versioni del «San Pietro penitente», entrambi di El Greco, e un’importante «Natura morta» di Juan Sánchez Cotán del 1602, oltre a diverse tele di Zurbarán tra cui «Agnus Dei» del 1636-40.
Tra i dipinti francesi si segnalano invece l’«Enea in fuga da Troia» di Simon Vouet, con le sue tonalità accese, e la pensierosa «Giovane Pastorella» di William Bouguereau del 1885. Accanto a essi Gustave Courbet, Raoul Dufy, Degas, Matisse e Braque.
Il nucleo dell’Espressionismo tedesco è tra i più importanti degli Stati Uniti; di grande rilevanza anche la collezione di arte americana con opere, tra gli altri, di Thomas Sully, John Marin, Francis, Louis Mora, Georgia O’Keeffe e Diego.
Percorrendo le sale dedicate all’arte moderna e contemporanea si possono tra l’altro ammirare la tela «Le ombre» di Magritte del 1966, il cartone «Il Pittore e la Modella III» di Picasso del 1970 e bronzi di Marino Marini e Arnaldo Pomodoro.
Il San Diego Museum of Art vale infine la visita per il Balboa Park nel quale è situato. Tra le principali attrattive di San Diego, questa grande area verde nella parte nordoccidentale della città ospita anche il Natural History Museum e il rinomato San Diego Zoo. Una passeggiata ideale tra arte e natura.
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